Il buio nella foresta, Aggiunta la prima parte

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Effe Enne
view post Posted on 10/4/2017, 00:51




Il mio trentacinquesimo compleanno è stato sicuramente quello che ho atteso più di tutti, ancora più di quello dei diciotto anni. Mio padre, infatti, è morto esattamente a quest’età e ha lasciato scritto nel testamento che anch’io compiuti questi anni avrei dovuto fare quella che ha definito una tradizione di famiglia.
Di pomeriggio mi sono recato presso lo studio dell’avvocato che si era occupato del testamento di mio padre e che quindi si occuperà anche di questa sua particolare richiesta.
Ci siamo salutati formalmente e senza perdere tempo l’avvocato mi ha chiarito tutto quello che poteva. Per due settimane sarei dovuto andare a soggiornare in una casa di proprietà della mia famiglia isolata in una foresta. Per quanto potesse essere una richiesta strana, di certo lo erano anche le condizioni necessarie imposte dal resto del testamento: dovevo aver avuto almeno due figli e almeno un maschio (io ho un figlio e una figlia) e altre richieste che riesaminandole tutte insieme mi facevano capire che servivano ad assicurare un futuro al nome della mia famiglia nel caso io fossi venuto a mancare da un momento all’altro.
Dopo che l’avvocato ha terminato di leggere tutto quello che mio padre voleva sapessi lo seguo portando con me la valigia preparata in precedenza.
Durante il viaggio in macchina faccio un’altra telefonata ai miei figli e mentre utilizzo il telefono sento lo sguardo dell’avvocato su di me. Così gli chiedo se ci fossero problemi nel portarmi dietro il cellulare.
Lui mi risponde che nelle volontà era richiesto che non avessi contatti con nessuno durante il mio soggiorno in quella casa, poi aggiunse la zona è priva di qualsiasi copertura telefonica e che quindi non ci dovevano essere problemi a riguardo.
Circa tre ore dopo giungemmo finalmente alla casa. Ero indolensito per il viaggio. Dato che gli ultimi chilometri dovevano essere percorsi sulla strada sterrata l’avvocato mi ha accompagnato con un fuoristrada che va bene per camminare nel fango ma di certo non per essere confortevole.
Una volta sceso l’avvocato mi da una busta sigillata con la firma di mio padre contenente le chiavi di quella casa insieme ad altri due bagagli che invece contengono i viveri. Mi augura una buona permanenza, dopo di che scompare in mezzo alla vegetazione. Una volta che anche il rumore del fuoristrada scompare, rimango solo con me stesso; letteralmente. È allora che notai che in quella foresta non sembrava esserci neanche un animale.
La casa vista da fuori sembra molto grande e ricca di ornamenti. All’apparenza quello sembra un posto magnifico dove passare le proprie vacanze. Mi domande quati anni abbia e a chi è venuta in mente l’idea di costruire una casa in una zona simile lontanto da tutto e tutti. Già potrei capirlo oggi, che al limite in macchina è possibile raggiungere una città vicina in un paio d’ora circa, ma all’epoca l’isolamento qui era totale. Poco importa adesso, è appena passato il tramonto e devo ancora sistemarmi.
Apro la porta principale ed entro nella casa. Il mobilio è sicuramente di altri tempi, ma l’impianto elettrico è stato ammodernato circa venticinque anni fa secondo i documenti dell’avvocato. Non sarà di certo nuovissimo ormai, ma il suo lavoro sembra farlo più che bene.
La casa è veramente grade: tre piani collegati tra loro da una grande scala a circolare che funziona anche da libreria dato l’innumerevole numero di libri negli scaffali che fungono anche da muri di quella struttura; inoltre ogni piano è formato sia dall’ala est che quella ovest. Molte stanze sono chiuse, ma al momento non ho voglia di provare tutte le chiavi per aprirle una per una, piuttosto voglio trovare la camera da letto per poter poggiare le mie cose. La camera da letto la trovo al terzo piano in fondo all’ala ovest, la parte della casa diametralmente opposta all’entrata. Dentro vi sono solo un letto, un comodino e una scrivania con una sedia. Decisamente spartana. Dopo aver riposto la valigia controllo il cellulare e come ha detto prima l’avvocato non ho nessun segnale, però lo utilizzerò comunque per fare qualche foto di quel posto completamente incontaminato se non per questa struttura.
La mancanza di segnale e l’assenza dela televisione in fin dei conti non mi dispiacciono, comunque ho altre cose a cui pensare: ad esempio scoprire cosa sia questo posto e se ha qualcosa a che fare con la morte di mio padre, oltre al fatto che ancora non ho capito in cosa consista la tradizione di famiglia. In ogni caso decido di lasciare tutto al giorno dopo, è già buio e ho la testa pesante dopo tutti i discorsi affrontati quel pomeriggio con l’avvocato, così mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi sperando che sia presto mattina.
Per quanto abbia intenzione di dormire, la voglia di scoprire cosa sia questo posto continua a tenermi sveglio, ma per fortuna dopo un’ora mi addormento senza neanche accorgermene.
Il mattino dopo vengo svegliato dalla luce del sole che filtra dalla finestra. Non immagino modo migliore per alzarzi la mattina. Mentre scendo le scale della libreria scopro che di giorno questa è illuminata attraverso la cupola in vestro posta sul tetto, la cui esistenza mi era sfuggita la sera precedente. Chiunque abbia progettato quella casa aveva un ottimo gusto; peccato venga utilizzata una volta ogni venti o venticinque anni per un motivo che mi è ancora ignoto.
Giunto al corridoio est del pian terreno, dove si trova la cucina, trovo dei segni di fango sul paviment, come se qualcuno vi avesse trascinato un sacco di terra bagnato. Li seguo con lo sguardo fino alla porta d’ingresso, che scopro essere aperta nonostante ricordi di averla chiusa la sera precedente.
 
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